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Sicurezza sul lavoro in alta quota con le linee vita

Le cadute dall’alto sono tra le principali cause di infortuni e decessi sul luogo di lavoro. Per questo motivo, è fondamentale comprendere l’importanza della normativa, delle tipologie e della progettazione dei sistemi anticaduta. In questo articolo, vedremo come garantire un ambiente di lavoro sicuro e come le linee vita possano contribuire a prevenire incidenti gravi.

Le linee vita sono sistemi di ancoraggio installati sulle coperture, progettati per garantire la sicurezza dei lavoratori che operano in alta quota. Gli operatori si agganciano a questi sistemi utilizzando imbracature e cordini specifici.

Normativa sulle linee vita

I lavori in alta quota sono regolamentati dal D.Lgs 81/2008, il testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che definisce come lavori in quota tutte le attività svolte ad un’altezza superiore ai 2 metri. In queste situazioni, i lavoratori affrontano rischi elevati per la loro salute e sicurezza, soprattutto il rischio di caduta dall’alto. Le cadute dall’alto, purtroppo, rappresentano una delle principali cause di infortuni e decessi sul lavoro.

Per prevenire tali rischi, il D.Lgs 81/2008 stabilisce l’obbligo di utilizzare attrezzature e dispositivi di sicurezza adeguati per i lavoratori in quota, tra cui:

  • Guide o linee vita rigide
  • Assorbitori di energia
  • Connettori
  • Guide o linee vita flessibili
  • Dispositivi di ancoraggio
  • Cordini
  • Dispositivi retrattili
  • Imbracature

Oltre al D.Lgs 81/2008, ci sono anche normative tecniche come:

  • UNI EN 795:2012, che definisce le tipologie e le caratteristiche delle linee vita
  • UNI 11578:2015, che specifica i requisiti e i metodi di prova per i dispositivi di ancoraggio
  • UNI 11560:2022, che fornisce criteri per l’individuazione, la configurazione, l’installazione, l’uso, le ispezioni e la manutenzione dei sistemi di ancoraggio in copertura

Tipologie di linee vita

Le linee vita sono classificate dalla norma UNI EN 795 in cinque macrocategorie:

  • Tipo A: punti di ancoraggio singoli
  • Tipo B: dispositivo di ancoraggio removibile
  • Tipo C: dispositivo di ancoraggio a linea flessibile
  • Tipo D: dispositivo di ancoraggio a linea rigida
  • Tipo E: dispositivo di ancoraggio zavorrato

Il Tipo C è la vera e propria linea vita, composta da due o più supporti e da una fune flessibile, di solito in acciaio, alla quale l’operatore può agganciarsi tramite i propri dispositivi di protezione individuale (DPI). Questa soluzione offre maggiore ergonomia rispetto ai punti singoli, poiché l’operatore può coprire lunghe distanze senza doversi staccare dal dispositivo.

Una possibile problematica della fune flessibile è la sua deflessione. Per risolvere questo problema, si utilizzano dispositivi di Tipo D, che sostituiscono la fune flessibile con una guida rigida, di solito un binario, lungo la quale scorre un carrello che funge da punto di ancoraggio mobile.

Le linee vita di Tipo B e Tipo E sono classificate come DPI secondo il Regolamento Europeo 425 del 2016, poiché possono essere rimosse senza utensili dopo ogni utilizzo.

Infine, i dispositivi di Tipo A (punti di ancoraggio stazionario) comprendono ganci sottotegola o golfari di fissaggio a muro. Questi dispositivi non sono consigliati per coprire distanze elevate, poiché l’operatore dovrebbe eseguire numerose operazioni complesse per passare da un dispositivo all’altro.

Cosa serve per realizzare una linea vita?

Le linee vita devono essere progettate da un tecnico specializzato, generalmente uno strutturista. Ogni regione può avere requisiti diversi, ma in generale è sempre richiesta la seguente documentazione:

  • Planimetria dell’impianto anticaduta, considerando accessi e zone di transito
  • Relazione sulle scelte progettuali e sulla tipologia dei punti di ancoraggio selezionati
  • Certificazioni dei dispositivi anticaduta
  • Certificato del produttore relativo ai materiali utilizzati
  • Dichiarazione di corretta messa in opera dei componenti di sicurezza, in conformità con le indicazioni del fornitore
  • Calcolo e verifica della capacità della struttura di sopportare i carichi trasmessi dalle componenti anticaduta

Per redigere un progetto accurato, è necessario effettuare un sopralluogo per valutare:

  • Stato di conservazione della copertura, inclusi eventuali degradi e scivolosità delle superfici impermeabilizzanti
  • Condizioni statiche dell’edificio
  • Caratteristiche geometriche del tetto, come pendenze e assenza di parapetti
  • Vie di accesso per mezzi di soccorso
  • Accessi al tetto, sia diretti che esterni
  • Accessi all’intero edificio, comprese scale e larghezza delle aperture
  • Spazi di transito, percorsi e collegamenti dall’interno alla copertura